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Lettera Aperta

Sono una docente di scuola primaria titolare di un posto sul Centro territoriale Permanente per l’educazione degli adulti di Oristano.

Ho partecipato alla mobilità riguardante l’anno scolastico 2008/09 e ho ottenuto la titolarità sulla base dell’ordinanza ministeriale e del contratto collettivo nazionale del lavoro.

Allo stesso movimento ha partecipato anche una collega con un punteggio inferiore al mio la quale pretende di vantare la precedenza sul posto in base al presunto possesso della competenza di una seconda lingua (nel suo caso la lingua inglese) richiamandosi all’art.9 del decreto ministeriale 25.10.2007 dei CPIA (Centri Provinciali di Istruzione per Adulti) non ancora istituiti. Tale decreto di fatto affida al CCNL concernente la mobilità del personale per l’anno 2008/09 i criteri di assegnazione del personale docente. Peccato però che il CCNL non abbia fissato per gli insegnanti dei centri territoriali per adulti, né per quell’anno né per i successivi, alcun criterio di valutazione del possesso della lingua inglese o di altra lingua.

La collega ha fatto prima ricorso all’Ufficio Scolastico provinciale che ovviamente ha rigettato lo stesso.

Successivamente ha presentato ricorso al Giudice del lavoro del Tribunale di competenza territoriale che sorprendentemente lo ha accolto (con una sentenza definita addirittura INIQUA in sede di istanza d’appello dall’Avvocatura dello Stato, disattendendo le norme del CCNL e non spiegandone le motivazioni).

La cosa più ridicola è che la sentenza “condanna l’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna in persona del Direttore Generale p.t. all’adozione del provvedimento correttivo dell’atto contestato e per l’effetto a disporre il trasferimento della ricorrente sul posto disponibile presso il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Oristano a far tempo dall’anno scolastico 2008/09.

IL CENTRO PROVINCIALE PER L’ISTRUZIONE DEGLI ADULTI DI ORISTANO NON ESISTEVA, NON ESISTE E NON ESISTERA’ NEMMENO A PARTIRE DALL’ANNO SCOLASTICO 2010/11!!!

Ho presentato l’appello e la richiesta di sospensione della sentenza di primo grado, che è stata respinta in quanto il Collegio dei Giudici per le richieste di sospensione non ha ritenuto gravi in diritto i motivi della richiesta , come se non fosse grave, per un lavoratore, il fatto che le norme del contratto di lavoro non vengano applicate.

Questo è il nocciolo della questione ma i retroscena sono ancora più inquietanti.

Ho deciso di trasferirmi ad Oristano da Genova perché sapevo che un posto di docente di italiano a stranieri presso il Centro Territoriale Permanente era assegnato ad un docente incaricato come dirigente scolastico il quale attendeva di passare definitivamente di ruolo . Nel trasferirmi ad Oristano ho considerato innanzitutto che potevo anche non subentrare su quel posto qualora una collega con maggior punteggio avesse espresso la stessa preferenza nello stesso movimento, ma volevo comunque provarci perché desideravo da anni fare un’esperienza diversa e cambiare la mia vita lavorativa. Ho affrontato da sola le mille difficoltà e le altrettante spese inerenti il trasferimento da una città all’altra: un trasloco, la ricerca di una casa in affitto e poi da acquistare con i miei risparmi, e la solitudine che comporta un cambiamento così radicale anche per quello che riguarda gli affetti e le amicizie. Nel tempo ho costruito la mia nuova vita, anche se molto faticosamente sia dal punto di vista pratico che da quello affettivo e relazionale. Nell’agosto del 2007 ho conosciuto il mio ex compagno e con lui ho iniziato una relazione che pensavo essere solida ma che purtroppo è crollata miseramente proprio a causa di questa vicenda.

Nel gennaio del 2008 vengo a conoscenza del fatto che il posto come docente di italiano per adulti presso il CTP era vacante. Nel febbraio del 2008 presento la domanda di trasferimento esprimendo come prima preferenza appunto quel posto e il 9 aprile mi viene comunicato di aver ottenuto la sede prescelta.

Ancora prima del 9 aprile una collega mi aveva parlato di un’altra collega, in quel momento in assegnazione provvisoria su quel posto, la quale già sapeva che anche io avevo chiesto trasferimento e che avevo un punteggio superiore al suo e che di questo si lamentava in giro. Successivamente all’ottenimento del trasferimento, diverse colleghe mi hanno riferito del notevole disappunto di questa persona. Una volta sono stata fermata per strada e mi è stato chiesto: “Sei tu quella che ha fregato il posto alla F.S?”. Una collega ed amica mi ha riferito di aver discusso duramente con un’amica in comune con la F.S. la quale perorava la sua causa solo per averle detto che io avevo i requisiti per occupare quel posto. Ricordo di essermi rivolta nel maggio 2008 alla rappresentante sindacale CGIL Scuola, sindacato al quale mi sono iscritta due mesi prima dietro pressione del mio ex compagno , sindacalista Cgil del comparto bancari di Oristano, e di averle parlato di quello che ero venuta a sapere. Mi ha riferito che la collega era andata da lei addirittura prima che uscissero i trasferimenti, in compagnia e col sostegno della sua collega che poi sarebbe diventata la mia (i posti del Centro Territoriale Permanente sono due) dicendole che se avesse fatto qualcosa per farle ottenere il posto si sarebbero iscritte tutte e due al sindacato.

A maggio del 2008 mi sono recata nella sede del Centro per conoscere la mia futura collega e presentarmi a lei. Mi ha accolto subito con ostilità e diffidenza, dicendomi che per questo lavoro occorreva essere tagliati, che bisognava essere sempre disponibili, che trattare con gli adulti non era come trattare con i bambini, come fosse certa della mia incapacità e mancanza di professionalità, e alla fine mi ha chiesto perché avevo fatto domanda di trasferimento in quella sede. Ho capito subito, purtroppo, con chi avevo a che fare…

Ho preso servizio il 1° settembre del 2008 con questo fardello sulle spalle. In questi due anni lavorare con una persona del genere ovviamente non è stato facile. Ogni mia proposta di innovazione o progetto venivano respinti con la motivazione che con la collega precedente aveva lavorato ottimamente senza problemi di sorta. La collega mi metteva sempre davanti la sua esperienza decennale, cercando in tutti i modi e costantemente di farmi sentire inadeguata ed incompetente e sono riuscita ad ottenere piccoli cambiamenti solamente facendole credere che alla fine le proposte partissero da lei.

Fin dall’inizio ha sempre attuato nei miei confronti una sorta di controllo e supervisione che ovviamente non gradivo ma per i quali ho sempre fatto buon viso a cattiva sorte. Non è piacevole lavorare con una persona la quale, mentre si sta facendo lezione, apre la porta senza bussare e chiede agli alunni come sta andando come se io non fossi stata in grado di far andare bene le cose… che alla prima occasione, senza consultarmi e senza svolgere alcun test per valutare le competenze acquisite, convince alunni del mio corso (base) a passare al suo corso (avanzato). E’ umiliante vedere persone che fino al giorno prima frequentavano il mio corso il giorno dopo tranquillamente sedute tra i banchi della sua aula senza che io ne sappia niente..

All’inizio del mio servizio nel Centro Territoriale Permanente il Dirigente mi ha proposto di aprire un laboratorio di alfabetizzazione per detenuti stranieri presso la Casa Circondariale di Oristano, in collaborazione con gli educatori della stessa, proposta che ho accolto felicemente e che la mia collega ha sempre osteggiato denigrando la mia scelta. Ho saputo poi che la stessa proposta era stata fatta a F.S. negli anni precedenti e che l’avevano sempre rifiutata, e che forse l’atteggiamento ostile della collega ed amica derivava proprio da questo.

Ovviamente la collega non mi ha mai detto chiaramente che stavo usurpando il posto alla collega F.S. ma per due anni ho chiaramente percepito che così la pensava. All’uscita della sentenza di primo grado il mio compagno mi ha detto di guardarmi alle spalle perché la mia collega stava esultando e sparlando di me in giro (letteralmente “ti sta buttando merda addosso”) . Gli ho chiesto chi gliel’avesse riferito e mi ha risposto che non poteva dirmelo. Solo dopo molte insistenze sono riuscita a sapere che si trattava della rappresentante scuola della CGIL!

Quando ho ricevuto la notifica del ricorso da parte del Tribunale nel giugno 2009 mi sono subito rivolta con estrema fiducia proprio a lei.

Il colloquio è durato cinque minuti : mi è stato ribadito (a darmi della paranoica ci aveva già pensato il mio ex compagno quando gli ho mostrato, molto preoccupata, la notifica del Tribunale) di non essere paranoica, che ero in una botte di ferro (che internamente avesse i chiodi l’ho capito troppo tardi) e mi ha spedito dall’avvocato XXXXX, avvocato incaricato dal sindacato, dicendomi che la tutela legale era gratuita.

Sempre molto fiduciosa mi sono recata dall’avvocato con la copia della notifica e portandole i saluti del mio ex compagno: in altri cinque minuti mi ha detto che l’avrebbe letta e di non preoccuparmi.

Verso i primi di settembre l’ho cercata per parlarle della situazione e della sua linea difensiva ma mi ha liquidato brevemente, non ricordo bene se telefonicamente ma penso di sì, dicendomi che era tutto a posto e di non preoccuparmi. Siccome volevo essere presente in Tribunale alla prima udienza fissata per il 30 settembre ho cercato di contattarla telefonicamente e solo dopo molte chiamate a vuoto sono riuscita a sapere l’orario dell’udienza. Ricordo che era piuttosto contrariata del fatto che insistessi per essere presente, ma lì per lì non ci ho fatto caso. Nel consegnare i documenti al Giudice l’avvocato della controparte, giustamente dal suo punto di vista, ha parlato del “mancato trasferimento” sul posto in questione della sua assistita e ho notato con disappunto che il mio avvocato non proferiva parola. Ma la cosa più disgustosa è avvenuta poco dopo sempre in mia presenza: l’avvocato della controparte confidava al mio avvocato la sua preoccupazione per il fatto che il Giudice aveva un debole per l’avvocato dell’ufficio scolastico dott. XXXXX e che aveva paura di perdere la causa… e il mio avvocato le rispondeva di stare tranquilla, che le cause si potevano anche vincere. Le ho subito chiesto spiegazioni su questa uscita infelice e mi ha risposto che queste cose tra avvocati si dicono , e questo lo posso anche immaginare.. quello che non avrei mai potuto supporre è che si esprimesse in questo modo davanti a me che ero la sua cliente!

La seconda udienza è stata fissata per il 16 dicembre, rimandata al 18 per uno sciopero. In questo caso, molto più che per la prima udienza, l’avvocato XXXXX è stata reticente nel dirmi a che ora si sarebbe svolta l’udienza, e comunque mi ha ripetuto di non venire, che a causa dello sciopero le udienze sarebbero slittate, che si poteva andare a finire sul tardi e di chiamarla verso lunedì 21 (perché lunedì se l’udienza si sarebbe svolta venerdì 18?) . Lunedì 21 telefono tutto il giorno sia allo studio che al cellulare.. nessuna risposta. Martedì mattina, dopo n. telefonate a vuoto, verso mezzogiorno finalmente mi chiama e mi fornisce la ferale notizia: il ricorso era stato accolto ma non dovevo preoccuparmi, il giudice era fuori di testa, mi dice che è uscito addirittura un articolo su Panorama che parlava dei suoi errori madornali, che saremmo ricorse in appello e che ero fortunata a non dover pagare le spese. Annichilita per tanta superficialità e leggerezza le rispondo tra le lacrime che non è questione di soldi ma del mio lavoro e della mia vita. Mi ripete il solito leit motiv… “non si preoccupi, ci sentiamo dopo le vacanze”. Non riesco ad avere la prontezza di chiederle perché queste cose non me le ha dette prima, magari dietro suo consiglio avrei potuto ricusare il giudice. La presentazione della richiesta di appello scadeva l’8 febbraio e quindi mi premeva discutere al più presto della linea difensiva ma soprattutto studiare bene le motivazioni per la richiesta della sospensione della sentenza, cosa in quel momento molto più importante dell’appello perché mi avrebbe consentito di rimanere sul mio posto.

Dopo le vacanze cerco di contattarla e ci vuole la solita dose di n. chiamate per ottenere un appuntamento che viene fissato per il 19 gennaio dalla segretaria. Chiedo se non si possa fissare per un giorno della settimana precedente e mi viene risposto di no, perché solo lunedì 18 gennaio la Cancelleria del Tribunale avrebbe consegnato all’avvocato la notifica della sentenza e non prima. Mi reco personalmente in Cancelleria venerdì 15 gennaio e, senza alcuna difficoltà, vengo in possesso della notifica della sentenza. A quel punto mi reco nello studio dell’avvocato notevolmente irritata e pretendo la restituzione del mio fascicolo per potermi rivolgere ad un altro legale e riferisco alla segretaria che in caso contrario avrei chiamato i Carabinieri. L’avvocato arriva successivamente in studio notevolmente contrariata (lei) e mi dice che se voglio il mio fascicolo devo pagarle la parcella. Le dico che la rappresentante sindacale mi aveva garantito che la tutela legale era gratuita e lei mi risponde che il lavoro per l’appello era già stato fatto e che quindi doveva essere pagata. Pago molto malvolentieri per avere indietro solamente copie di documenti già in mio possesso e estratti da internet che potevo benissimo procurarmi da sola. Il lavoro che l’avvocato sosteneva di aver fatto per l’appello consisteva in un copia-incolla delle note difensive del dott. XXXXX, capo dell’Ufficio legale dell’amministrazione scolastica provinciale, faxate all’avvocato XXXXX, l’avvocato alla quale mi sono rivolta successivamente, esattamente il giorno dopo la scadenza per la presentazione dell’appello con un timbro su cui era scritto chiaramente che il documento non poteva essere divulgato…

In ogni caso, dal momento in cui mi è stato comunicato l’accoglimento del ricorso, un quadro del tutto diverso della situazione ha cominciato a delinearsi . Ho contattato la rappresentante sindacale per chiederle conto del comportamento dell’avvocato e dopo un bel discorso sulla professionalità e correttezza della stessa mi è stato detto: “Se hai da fare delle rimostranze rivolgiti all’Ordine degli avvocati”. Questa la tutela del sindacato. In questo periodo ho avuto modo di parlare con diverse persone che mi hanno informato di numerose sentenze per così dire bislacche di questa giudice e devo dire ne ho sentito di tutti i colori. L’avvocato XXXXX mi ha detto che in Corte d’Appello a Cagliari la conoscevano molto bene ed è per questo motivo che potevo sperare nella sospensione della sentenza. Un sindacalista dello Snals Scuola mi ha riferito che la rappresentante del mio sindacato non poteva non sapere di tutto questo. Una giovane avvocato mi ha riferito dell’antipatia che la giudice nutre per l’avvocato del sindacato e che questa cosa non le permetteva di vincere le cause.. Simpatia? Antipatia? Mi chiedo che spazio abbia la legge in tutto questo.. Ho avuto anche diversi colloqui durati ore con il dott. XXXXX, il quale ha ribadito più volte l’infondatezza del ricorso di F.S. e di come sia stato da lei disturbato ripetutamente in questi anni al fine di ottenere il posto al punto di essere stata cacciata dall’Ufficio. Mi ha riferito inoltre di aver ricevuto da parte dell’Ufficio della Direzione Regionale di Cagliari chiarimenti e delucidazioni sul suo operato in merito alla vicenda dato che la XXXXX si è recata anche in quell’Ufficio sperando così di scavalcare la sua autorità per ottenere quello che voleva, cosa che ovviamente gli ha dato molto fastidio, per non parlare del fatto che si è rivolta ad amici comuni pregandoli di intercedere presso di lui e che anche in questo caso il dott. XXXXX ha ribadito il fatto di non poter andare contro le norme. Persino la responsabile dell’Ufficio per i provvedimenti e le nomine mi ha parlato di questo personaggio che si palesava spesso nei locali dell’Amministrazione scolastica e con fare ora mellifluo, ora aggressivo, insisteva sempre sulla stessa questione. Il quadro che emerge è quello di una persona dotata di un accanimento furibondo per ottenere la mia sede alla quale molto probabilmente sapeva di non aver diritto e non mi stupirebbe se venissi a sapere che alla fine si è trattato della solita vicenda tutta italiana di amicizie altolocate e favoritismi. La richiesta della sospensione della sentenza è stata respinta con un’ordinanza assurda di per sé ma che recita anche il falso quando scrive che “per il MIUR è personalmente comparso l’Avvocato dello Stato che ha aderito alle conclusioni formulate da XXXXXXXX (errore materiale: Concas Giuseppina). In realtà l’Avvocatura dello Stato ha presentato le sue motivazioni, ma l’avvocato XXXXX mi ha detto il contrario, così non contestando questo falso e non rimettendo in discussione l’ordinanza in tempi utili, con l’aiuto del secondo avvocato mi sono giocata anche la possibilità di contestare la sospensione della sentenza! Paradossalmente la cosa più importante, visti i tempi lunghi della giustizia, infatti, non era vincere la causa, ma rimanere su quel posto in un periodo in cui si attuerà la riorganizzazione dei Centri Territoriali Permanenti (gli attuali CTP) in Centri Provinciali per l’ Istruzione degli Adulti (il CPIA a cui erroneamente si riferiva la Giudice nella sentenza di primo grado) e si ventilano tagli . Rimanere in questo ambito significava poter almeno sperare che l’anzianità di servizio e gli anni di esperienza maturata in questo settore potessero magari rappresentare dei requisiti per conservare il posto, cosa che adesso mi viene negata.

La cosa più triste e dolorosa in questo periodo è stato il comportamento distaccato e disinteressato del mio ex compagno, che in realtà si era palesato fin dall’inizio della vicenda. Quando gli ho chiesto spiegazioni sul comportamento di persone che conosceva molto bene e con le quali pensavo avesse parlato di me, e del perché non mi avesse aiutato e almeno avvertito del fatto che conosceva questa giudice, ha cominciato ad essere evasivo, a non rispondere al telefono e a defilarsi fino alla rottura definitiva. In realtà la conosceva benissimo anche lui sia per fama che per esperienza diretta avendo seguito degli iscritti in altre cause di lavoro, ma mi sono fatta l’idea che non abbia voluto interessarsene per non peggiorare i suoi equilibri già precari all’interno del Sindacato e forse per non ammettere che le sue “compagne” lo avevano preso in giro.

Ho saputo che la richiesta di sospensione della sentenza non era stata accolta tre giorni prima della scadenza della domanda di mobilità per l’anno scolastico 2010/11, così ho avuto pochissimo tempo per decidere se e dove chiedere il trasferimento. Non ho avuto molto tempo per pensare ma alla fine ho chiesto trasferimento su posti dello stesso tipo nella provincia di Genova, città dove ho vissuto fino a quattro anni fa e che quantomeno conosco. Non era assolutamente nelle mie intenzioni tornare ma è l’unica possibilità che ho per sperare di poter continuare a lavorare su posti per adulti perché ritengo che sia prima di tutto un diritto che mi è stato sottratto (purtroppo le speranze sono davvero risicate dal momento che i posti sono pochi). Purtroppo non ho avuto il tempo di informarmi sui posti eventualmente vacanti (ragion per cui non ho potuto nemmeno esprimere le preferenze in maniera mirata) ed inoltre, venendo da fuori provincia, il mio movimento viene ad essere ultimo rispetto agli altri. La beffa è che anche quest’ultima ordinanza non prevede per gli insegnanti in possesso di una non meglio specificata competenza in una seconda lingua di usufruire di una precedenza per questo tipo di posti, così teoricamente può accadere che ottenga il trasferimento su un posto esattamente con le stesse modalità con le quali ho ottenuto quello che avevo e che mi è stato scippato. Sono stata obbligata ad una scelta di vita fatta in pochissimo tempo, subordinata ad un palese quanto grossolano errore giudiziario, in un momento di enorme dolore e prostrazione per tutto quanto mi stava succedendo e di grande confusione. Oltre alle spese legali già sostenute, si profilano quelle per il trasloco e per la ricerca di una casa, senza contare la fatica fisica che questo comporta. Nessuna solidarietà da parte dei colleghi , anzi.. il Preside tra le altre cose mi ha detto che non ero capace di stare alle regole del gioco. Io veramente non pensavo che la mia vita fosse un gioco.. Nessuna solidarietà da parte del sindacato, né dal mio compagno che ovviamente, essendosi defilato, non rispondendo più né alle telefonate né ai messaggi , è diventato “ex”… Da quando ho avuto la notizia dell’accoglimento del ricorso della collega la mia vita si è via via frantumata e ho perso, oltre al lavoro, il mio affetto più importante, la serenità e la dignità. Vivo da allora un senso di umiliazione costante, di sopraffazione, di profonda ingiustizia e di impotenza. Col passare dei giorni mi sono ammalata di una forte depressione e ho bisogno di assumere un farmaco per poter dormire. Sto subendo un incalcolabile danno fisico, esistenziale ed economico assolutamente ingiustificato.

Purtroppo non ho ottenuto il trasferimento su posti della stessa tipologia nella provincia di Genova. Ora non rimane altro che chiedere l’utilizzazione e l’assegnazione provvisoria, provvedimenti che comunque saranno validi per un anno solamente se riuscirò ad ottenerli. La mia sede di titolarità rimane quella precedente al trasferimento.

Ho ricevuto la notizia che l’11 giugno devo prendere servizio appunto in questa sede e questa è per me un’ulteriore umiliazione, unita al fatto che il provvedimento della Direzione Regionale certifica come esistente il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti di Oristano che non esiste e non è mai esistito! Il dottor XXXXX dell’ufficio scolastico di Oristano parla di errore materiale ma questo non è assolutamente vero, è l’ennesima furberia per giustificare un madornale errore. Dovendosi adeguare alla sentenza di primo grado che parla di CPIA quelli dell’amministrazione scolastica si “inventano” il CPIA di Oristano. !!! Tutto questo lo trovo intollerabile.

Mi domando se in Italia esiste la certezza del diritto e se, nonostante l’esistenza di una legge a riguardo, i giudici che sbagliano possano essere chiamati a dover rispondere dei propri errori e ad assumersi le loro responsabilità come accade per altre professioni.

In questi anni, tramite il mio lavoro, ho conosciuto molti cittadini e lavoratori comunitari e non che sperano di trovare nel nostro Paese un lavoro regolare e un’esistenza dignitosa nel rispetto della legge. Ma possiamo essere noi italiani ad insegnargli il rispetto della legge?

Giuseppina Concas