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Di Pietro mi ha fatto arrestare. Ero innocente, chiedo i danni "

Giuseppe Adamoli, gia' assessore dc al Pirellone, accusato di mazzette, ha presentato domanda di riparazione. " L' ordine di custodia, crudele e immotivato, mi ha distrutto. Voglio solo quel risarcimento che la legge prevede per chi ha subito un' ingiustizia "

 

DAL NOSTRO INVIATO VARESE - E' una vittima, una delle poche, pochissime vittime "vere" di Di Pietro. Il Di Pietro magistrato. Quattro giorni di carcere per corruzione da innocente. L' assoluzione "per non avere commesso il fatto" con tanto di processo solo due anni dopo - in aula il pm era stato sempre il leader di Mani Pulite. "Non inseguo vendette. Voglio solo quel risarcimento che la legge stessa prevede per chi ha subito un danno ingiusto quanto irreparabile. I soldi li daro' in beneficenza". Una richiesta di riparazione presentata alla Corte d' Appello di Milano ai sensi dell' articolo 314 del codice di procedura penale. Destinatario lo Stato ma in ballo, un ballo poco piacevole, e' trascinato il mitico Pool. Giuseppe Adamoli di Vedano Olona, 55 anni.

Quella sera del 24 novembre ' 92, quando bussarono i carabinieri - in casa c' erano la moglie e i due figli - lui era un politico rampante nella nuova Dc di Martinazzoli: capogruppo in Regione, gia' vicepresidente del Consiglio regionale e assessore ai Lavori Pubblici. E il prossimo gradino - i giochi erano fatti - sarebbe stato l' ultimo piano del Pirellone, la presidenza. Adesso non e' piu' niente. Contro di lui, protesta, si e' montata un' inchiesta piu' politica che giudiziaria.

Al Di Pietro ministro - un Tonino diverso da quello che agitava la toga in aula - l' ex detenuto ha voluto stringere la mano. Consegnandogli pero' anche una lettera agrodolce: "Le auguro di non trovare una giustizia sommaria ed ingiusta come quella che ho trovato io. Distinti saluti". Il ministro gli ha risposto. "Parole gentili, quasi amichevoli. No, le scuse in questi casi non si fanno mai". Che e' la vita senza la politica? Operaio a 14 anni, la laurea in sociologia facendo le serali, i buchi di tempo consacrati all' impegno politico. Una missione. Ora si arrangia con consulenze urbanistiche. Ma le crisi di astinenza sono difficili da superare. Sulla guida telefonica - ha lo studio a Varese - il nome e' ancora accompagnato dalla dicitura di "consigliere regionale". Dimenticanza o gli e' mancato il coraggio di togliere l' etichetta, una parte di se' ? "Ignoravo di essere indagato. Fu una mazzata leggere il capo d' accusa firmato da Di Pietro e da tutto il Pool: avrei intascato una tangente di 35 milioni per un appalto in Valtellina. Per l' appalto da assessore mi ero limitato a nominare i commissari. All' arrivo dei carabinieri da 6 mesi non ero piu' assessore". Adamoli era finito in un pentolone giudiziario molto grosso. Imputati come Paolo Berlusconi, Radice Fossati, il segretario regionale Dc Frigerio. Un anno di udienze, un' innocenza conquistata a caro prezzo, come un sesto grado: "Dopo i 4 giorni a San Vittore, in isolamento con un ragazzo coinvolto nella droga, ho ottenuto una liberta' limitata dal divieto di espatrio. Poi il pm mi ha rifiutato il rito abbreviato imponendomi il dibattimento pubblico. Un calvario. Nella requisitoria finale Di Pietro confermo' tutte le accuse ma qualche battuta rivelava che forse non era piu' tanto convinto neanche lui. Io pero' sono finito dentro, una carriera distrutta". Si era subito dimesso da tutti i ruoli pubblici. Una lettera scritta, con la morte nel cuore, la mattina dopo l' arresto. Proprio lui che doveva rappresentare il volto nuovo della dc. Mentre con tanti altri personaggi, presi con la tangente in mano, ce n' e' voluta per convincerli a mollare le poltrone. Capitolo davvero chiuso la politica? "Beh, Martinazzoli in aprile mi ha convinto a tentare la corsa per la Camera con l' Ulivo. Ha vinto la Lega. Per ora non sono iscritto a nulla, ma mi sento vicino al Ppi, che vorrei pero' piu' deciso nel sostenere la linea di centro". Fra i rami dell' Ulivo potrebbe ritrovarsi comunque in compagnia di Di Pietro, anche se non sul banco degli imputati... Adamoli si butta: "Non gli ho mai attribuito l' alone di uomo della Provvidenza che lo circonda. E come politico mi sembra un po' superficiale. Gliel' ho scritto chiaro in quella lettera". L' arresto, aggiunge tagliente, e' stato un atto "crudele e immotivato". "Pero' - si affretta a sottolineare - escludo la malafede". Un' attenuante per Tonino. Un' attenuante che forse ad Adamoli nel concederla costa un grande sforzo.
Biglia Andrea 

Il caso Adamoli