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Pinto insiste: sono innocente
" Mi dimetto, ma quel conto era mio e non ho toccato soldi del Teatro "


Ferdinando Pinto ha rassegnato le dimissioni da presidente del Teatro di Roma, richieste dal sindaco Rutelli, dal presidente della Regione Badaloni e da quello della Provincia Fregosi. Pinto e' stato infatti accusato di "gravi irregolarita' " dal collegio dei revisori dei conti del Teatro, nella gestione di denaro pubblico, a nome dello Stabile capitolino, in un conto della Bnl non autorizzato. Il Campidoglio precisa che "quasi un miliardo di lire manca all' appello a causa di operazioni bancarie assolutamente illegittime. Tanto basta a rompere immediatamente un rapporto di fiducia". Ma Pinto ribadisce: "Quel conto era mio e in esso non sono mai confluiti soldi dello Stabile. Il patrimonio del Teatro di Roma non e' mai stato messo a rischio. Non ho mai emesso assegni, ma ho solo ottenuto dei bonifici, ho solo svolto delle operazioni bancarie garantite esclusivamente dalla mia persona. E lo scoperto ammonta a circa 700 milioni; con gli interessi arriva a circa 900. Ma mi sono gia' impegnato (e lo posso dimostrare con una lettera che e' gia' agli atti), ad accreditare un bonifico il 12 luglio, con valuta 6 luglio, che copra interamente la somma mancante, compresi gli interessi". Ma sostenere che lei e' innocente equivale a dire che i revisori dei conti hanno sbagliato. Come lo spiega? Risponde Pinto: "Non me lo spiego, secondo me si e' fatta una grande confusione. Io ho chiarito con estrema precisione i fatti ed eravamo in attesa di una lettera da parte della Bnl, che avrebbe confermato quello che asserivo io. Ma siccome la nomina dei revisori scadeva il 6 luglio, probabilmente non hanno voluto o potuto attendere quella lettera. Hanno accelerato i tempi, perche' non avevano la possibilita' di rinviare la questione ad ulteriori sedute". Cosa dice Pinto del sindaco Rutelli? "Io comprendo la posizione del sindaco . risponde . ma contesto i toni enfatici, altrimenti c' e' il sospetto che qualcuno voglia strumentalizzare ogni evento solo per accreditarsi una determinata immagine, con un cinismo che non posso condividere". E dell' assegno di 30 milioni che avrebbe riscosso dal Teatro non si sa a quale titolo? "Avevo chiesto un anticipo allo Stabile sulle mie spettanze. In un primo momento mi e' stato accordato, ma poi mi e' stato detto che, siccome io avevo rinunciato, assumendo la carica di presidente, ai miei compensi, dovevo restituire quei soldi. E vero che avevo rinunciato al mio "stipendio", ma in seguito avevo avuto bisogno di quel denaro. Comunque ho restituito l' assegno, con gli interessi relativi". ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ IL PERSONAGGIO TITOLO: Vulcanico manager salvabilanci - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ROMA . Potrebbe essere uscito dalla penna di Maupassant o Balzac, in bilico fra una realta' dorata e una realta' tragica dove alla fine devi lottare soltanto per sopravvivere. Strano destino quello di Ferdinando Pinto, presidente del Teatro di Roma, finito di nuovo in una burrasca che sembra piu' grande di lui. "Una maledizione", ha commentato con fatalita' . Il 7 luglio di due anni fa era stato ingiustamente arrestato con l' accusa di avere fatto appiccare l' incendio al Teatro Petruzzelli di Bari, il gioiello che aveva creato con le sue mani. Il 7 luglio di quest' anno e' stato accusato dal sindaco di Roma, Francesco Rutelli, di essere un imbroglione che ha maneggiato con troppa disinvoltura i soldi pubblici del Teatro di Roma, di cui era presidente. E oggi, come accadde allora, un silenzioso stupore paralizza quanti lo conoscono. Pippo Baudo e Katia Ricciarelli riassumono questo sentimento: "Lo conosciamo da anni, un amico molto gradevole, ci auguriamo che sia solo un equivoco, una bolla di sapone e che ne esca bene. Ne sta passando troppe Ferdinando in questi ultimi tempi. Ha un grande fiuto da manager, il Petruzzelli lo aveva trasformato in un teatro fra i migliori del mondo. In passato gli avevano addirittura offerto di andare alla Scala, ma aveva rifiutato perche' e' affezionato alla sua terra". Figlio della provincia colta che sogna di portarsi in casa il mondo intero, Ferdinando Pinto poco piu' che trentenne inizia nel 1979 l' avventura del Teatro Petruzzelli, dove aveva messo piede la prima volta come produttore esecutivo di un film di Alberto Sordi. E trasforma il teatro in un tempio internazionale della musica e della danza. Perfetto come un orologio svizzero, in una gestione mista privati e enti pubblici. "Noi diamo i soldi e quello fa carriera", protestavano quelli che non amavano questo giovane decisionista. Alto, magro, di buone maniere, il sorriso accattivante, i modi gentili, i capelli lunghi al punto giusto, i baffi da ironico guascone, ma con un forte senso della famiglia, Pinto nell' 89 viene nominato dal ministro Franco Carraro sovrintendente all' Opera di Roma. In un anno risana il deficit di 18 miliardi. A sorpresa poi si dimette. "Per non diventare un burocrate", spiego' . E considerato vicino ai socialisti, ma sa farsi apprezzare da tutti: "Chi mi conosce, mi stima e sa che sono una persona perbene". Entra in punta di piedi nel Teatro Sistina come socio di Garinei. Nel 1991, quattro anni fa, sempre Franco Carraro, diventato sindaco di Roma, lo vuole come presidente del Teatro di Roma a fronteggiare ancora un deficit spaventoso di 12 miliardi. Nel ' 94 il neosindaco Francesco Rutelli lo riconferma a fianco di Luca Ronconi, nonostante il clamore suscitato dalla vicenda del Petruzzelli: scagionato dopo l' arresto, Ferdinando Pinto e' stato condannato a risarcire 58 miliardi di lire ai proprietari del Petruzzelli. "Un' assurdita' , non avro' mai tanti soldi", commento' con un sorriso. Franco Zeffirelli prese allora con grande chiarezza le sue difese: "Mi ripugnava che fosse invischiato in una vicenda demenziale. Ora questa nuova accusa mi sconvolge: Pinto e' un uomo che sogna in grande, sono solidale con lui fino a che non mi dimostreranno il contrario. Vogliono farlo fuori o e' un personaggio sconcertante? In Italia la calunnia e' un venticello...". E ora aggiunge: "Sono convinto che Ferdinando Pinto non sia il mostro che vogliono fare credere, anche se paradossalmente me lo auguro. Altrimenti, come porebbe sopportare tutto questo?".
Cervone Paolo
Pagina 11
(9 luglio 1995) - Corriere della Sera