Ante Litteram

Contributi sui temi di maggiore rilievo trattati dall'Associazione Articolo643


E’ ormai da oltre un anno che si discute solo ed esclusivamente sull’argomento : “prescrizione”, come se il popolo italiano avesse “necessità” di questo Istituto per ritenersi soddisfatto di ogni sua esigenza.

In realtà è uno dei tanti sbocchi di strani personaggi che utilizzano il loro istinto giustizialista senza aver mai approfondito la storia e la realtà di tale Istituto.

In realtà, prima di parlare di tale argomento, le persone farebbero bene a chiedersi che cos’è realmente la “prescrizione”

La “prescrizione” è un Istituto di diritto sostanziale !!

Tant’è vero che il Legislatore ha inteso collocarla nell’art. 157 del Codice Penale e non certamente nel Codice di Procedura Penale.

Tutti i “giuristi” che si sono succeduti in centinaia di dibattiti televisivi si sono ben guardati dall’offrire una definizione tecnicamente adeguata dell’Istituto in questione.

Sono convinto che i tanto interlocutori intervenuti ai dibattiti ne conoscano gli effetti ma non sono ancora in grado di offrirne una definizione.

In realtà la “prescrizione” è una “cessione di sovranità” che lo Stato opera decidendo di non punire una persona se ciò dovesse avvenire in data troppo lontana rispetto alla commissione del reato.

L’Istituto di cui sopra, inserito da circa cento anni nel Codice Penale italiano, trova collocazione anche nel precedente Codice Zanardelli, così come trova identica collocazione nei Codici Penali di quasi tutti i Paesi del mondo.

Tale decisione, da parte del Legislatore dell’epoca, altro non rappresenta che l’applicazione del principio Costituzionale della ragionevole durata del processo.

In linguaggio meno tecnico si dice che lo Stato non ha più interesse a punire un soggetto, ancorchè fosse dichiarato colpevole, dopo un considerevole lasso di tempo per due fondamentali principi dello stato di diritto:

in primis la pena deve non soltanto essere punitiva ma anche emendativa: talchè si presuppone che, trascorso un notevole lasso di tempo, la persona possa essere totalmente cambiata e quindi si andrebbe a punire, con l’irrogazione della pena, un soggetto già emendato;

in secundis il trascorrere di un notevole lasso di tempo, rende difficile , se non impossibile, raccogliere una prova orale sia per confermare un’ipotetica accusa, sia per potersi adeguatamente difendere.

Sembrano principi chiari sui quali non è possibile aprire un dibattito, specialmente di carattere politico perché attengono a fondamentali postulati di diritto naturale e costituzionale.

Sembrerebbe molto più adeguato “attrezzare” il processo penale affinchè non si pervenga mai alla prescrizione, relegando questa extrema ratio a situazioni imprevedibili e molto rare.

Abbiamo inoltre appreso, dai vari dibattiti in corso, che la maggior parte dei reati si prescrive addirittura prima della sentenza di primo grado o prima del giudizio d’appello. Questo avviene, probabilmente, per il cattivo funzionamento dell’Ufficio penale, dove il personale è sicuramente insufficiente e lavora in condizioni non ottimali, ma, anche, essenzialmente, per la mancanza di magistrati.

Infatti, per chi non lo sapesse, i ruoli dei magistrati in Italia sono poco più di 9.000, ma di questi soltanto 8.500 svolgono la funzione essendo gli altri applicati nei vari uffici.

Ora è giusto sapere che il nostro popolo ha una richiesta del “servizio Giustizia” di gran lunga superiore rispetto ad altre Nazioni. Ciononostante, mentre tutte le Nazioni civili hanno un magistrato ogni 3.000 abitanti, in Italia ne abbiamo uno ogni 7.000 abitanti!

Proviamo ad avere anche noi, come gli altri Paesi civili, un magistrato ogni 3.000 abitanti e vedrete come di Prescrizione non se ne parlerà più!

Finalmente tutti i cittadini avranno la Giustizia che meritano!

Basterà assumere altri 11.000 magistrati portando i ruoli a 20.000 unità (per quanto riguarda il capitolo di spesa, 11.000 stipendi per i magistrati e per 22.000 impiegati non comporterebbe un impegno superiore a 1 miliardo e 500 milioni, quindi un aumento dell’1,8 del PIL- somma che ci tornerebbe sicuramente indietro nel prospetto costi/benefici).

Ovviamente su tale proposta ci sarà la “rivolta” dell’ ANM e CSM , perchè rischierebbero di perdere i benefici che a 9.000 è possibile concedere, ma a 20.000 sicuramente no! E tale rivolta sarebbe capeggiata sicuramente da tutti i “giustizialisti d’accatto”, sempre pronti a di “NO” a tutto quanto di propositivo e risolutivo si offra per migliorare l’assetto della Giustizia in Italia.

Buona prescrizione a tutti.

Avv. Mario De Caprio, Foro di Roma.

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